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venerdì 24 gennaio 2014

3. Miriam Sodero LE SINFONIE N. 1 E N. 2: IL “PRIMO STILE” DI BEETHOVEN






Miriam Sodero

LE SINFONIE N. 1 E N. 2: IL “PRIMO STILE” DI BEETHOVEN


PRIMA SINFONIA op. 21 in Do maggiore- Durata media: 28 minuti

Della  Prima Sinfonia, abbiamo degli abbozzi che chiaramente (se non letteralmente) prefigurano il tema principale del suo finale e, un po' meno chiaramente, quello del primo tempo, e che risalgono a non oltre il 1794-95. Ora questo non ci dice esattamente quando questa sinfonia, per la prima volta eseguita il 2 aprile 1800, fu composta; ci dice però che non fu scritta al modo delle sinfonie di Mozart, il quale compose le sue tre ultime, e maggiori, nello spazio complessivo di un mese e mezzo.
 ll problema critico della Prima Sinfonia (dedicata al barone Gottfried van Swieten, personaggio di grande spicco nella capitale anche per la sua amicizia con Mozart e Haydn) è quello di poter essere considerata in se stessa, dimenticando la serie delle nove sinfonie di cui si trova ad essere l’apristrada; l’opera si comprende meglio pensando ai lavori contigui, come il Settimino op. 20 o la Sonata op. 22 per pianoforte; di quest’ultima non ha lo slancio innovativo, ma rispetto alla cordialità giocosa del Settimino è più composta, più lavorata e organizzata; evidenti e ovvie le tracce di Haydn e Mozart, di quello più di questo, la presenza mozartiana restando limitata al tema del secondo movimento; ma altrettanto evidenti i tratti personali e, ciò che più conta, la sua compiutezza formale e stilistica pur all’interno di una stagione compositiva destinata ad essere superata.
http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Opus/Opus020-1.mp3
Settimino: 1 Adagio
http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Opus/Opus020-3.mp3
Settimino : 3 Tempo di Minuetto






http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Opus/Opus020-2.mp3
Settimino: 2 Adagio cantabile

http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Opus/Opus020-4.mp3
Settimino: 4 Tema-Andante
http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Opus/Opus020-5.mp3
Settimino: 5  scherzo-allegro molto e vivace
http://www.lvbeethoven-music.it/Beethoven-Mp3/Opus/Opus020-6.mp3
Settimino: 6 Andante con moto alla maricia







  Beethoven Piano Sonata 11 B♭ major Op 22 Barenboim

L'esecuzione della Prima Sinfonia ci dice che Beethoven non ancora trentenne, aveva già conquistato rinomanza e autorità; perché fu data al Kärtnertortheater (Teatro di Porta Carinzia), cioè all'Opera Imperialregia; e in un concerto a suo beneficio in cui, oltre a due pezzi dell'oratorio (pdf) La Creazione di Haydn e a una sinfonia di Mozart, si dettero dì Beethoven, oltre alla Prima Sinfonia, un concerto per pianoforte e orchestra (non sappiamo se il primo o il secondo) e il Settimino. Inoltre Beethoven improvvisò al pianoforte sul tema dell'Inno Imperiale di Haydn.

 Teatro di Porta Carinzia

1° movimento : l’introduzione lenta, di poche battute, — una serie di cadenze perfette di accordi di settima di dominante con risoluzione nella tonica, a partire da quella "fasulla" della sottodominante (pdf)- dovette certamente stupire i primi ascoltatori, non avvezzi a simile audacia armonica. Essa sfocia senza soluzione di continuità, nell’Allegro con brio, costruito nella classica forma sonata, basato su temi piuttosto convenzionali ma che consentono di essere ben “sfruttati” nel corso dello sviluppo.



2° movimento : è un andante “cantabile e con moto” anch’esso in forma di sonata; vede la contrapposizione della semplice cantabilità dei temi all'incessante ritmo puntato, ripreso anche da trombe e timpani.



3° movimento : è senz’altro il più innovativo; si tratta di un minuetto che tuttavia, per la velocità piuttosto sostenuta (il tempo prescritto è “molto allegro e vivace”) e la forza ritmica già si avvicina a quello che, in futuro verrà denominato, dallo stesso Beethoven, “scherzo”.




4° movimento : l’ultimo movimento, si apre con un’introduzione lenta “adagio” che prepara il tema di apertura del successivo “allegro molto e vivace”. Il movimento è quello che deve di più alla musica dei grandi precursori di Beethoven in campo sinfonico, in particolare a Haydn(pdf), e non presenta, quindi, particolari elementi innovativi. Sempre costruito in forma sonata, adotta temi semplici, pieni di brio (il primo molto orecchiabile è basato sulla scala ascendente che apre il movimento lento e su note ribattute) ed è ricco di bonomia e humor, concludendo la sinfonia in un’atmosfera di gaia spensieratezza.







 SECONDA SINFONIA op. 36 in Re maggiore - Durata media: 37 minuti

I primi abbozzi della Seconda Sinfonia di Beethoven, sulla base dei taccuini di lavoro, risalgono all’anno 1800 e si intensificano nel periodo che va dall’ottobre 1801 al maggio 1802; l’opera viene completata nell’estate durante la villeggiatura trascorsa a Heiligenstadt(piccolo centro a nord di Vienna) e presentata al pubblico della capitale il 5 aprile 1803 sotto la direzione dell’autore; il concerto, al Theater an derWien,(pdf)comprendeva l’oratorio Cristo al monte degli olivi, Ia Prima Sinfonia, la Seconda appunto, e il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra. Il manoscritto originale è andato perduto.

















Beethoven: oratorio Cristo al monte degli olivi
















 Beethoven: Terzo Concerto per pianoforte

La Seconda Sinfonia in re maggiore è spesso chiamata a testimoniare a favore dell’indipendenza che corre fra assolutezza dell’arte e contingenze biografiche; non solo indipendenza, ma addirittura contrasto stridente fra un’opera tutta pervasa di serenità e umorismo e le più crudeli sorprese della vita; è di quel tempo infatti il manifestarsi della sordità dell’artista in forma acuta e la conseguente decisione di abbandonare la carriera concertistica; nonché la delusione sentimentale di essere stato rifiutato dalla contessina Giulietta Guicciardi. “Posso dire che faccio una ben misera vita”, scrive Beethoven all’amico Wegeler di Bonn; “da quasi due anni evito ogni compagnia perché non mi è possibile dire alla gente: sono sordo!”; ma tutto ciò, lungi dal penetrare allo stato grezzo nella pagina scritta, si traduce in uno stimolo a moltiplicare le sue possibilità espressive, a consegnarsi anima e corpo alla sua vocazione creativa.

 F: G. Wegeler di Bonn

Nella Seconda Sinfonia i contemporanei avvertirono subito qualcosa di eccessivo, di estroso e sorprendente; I’opera “guadagnerebbe ove venissero accorciati alcuni passi e sacrificate molte modulazioni troppo strane”, è il parere espresso dall’ “Allgemeine Musikalische Zeitung” nel I804; e lo stesso autorevole foglio, dopo una esecuzione del I805, avverte ancora: “troviamo il tutto troppo lungo, certi passaggi troppo elaborati; l’impiego eccessivamente insistito degli strumenti a fiato (pdf) impedisce a molti bei passi di sortire il Ioro effetto. ll finale è troppo bizzarro, selvaggio e rumoroso. Ma ciò è compensato dalla potenza del genio che in quest’opera colossale si palesa nella ricchezza dei pensieri nuovi, nel trattamento del tutto originale e nella profondità della dottrina”.
Qui Beethoven utilizza per la prima volta uno stile più personale che sarà ripreso e sviluppato nelle sinfonie successive.

1° movimento : si apre con un breve e solenne “adagio molto” – il cui tema ricorda vagamente quello della nona sinfonia – che sfocia in un ampio allegro in forma sonata, dal carattere spigliato e gioioso.
2° movimento : il secondo movimento è un larghetto, anch’esso di ampie proporzioni, dalle caratteristiche di grande distensione e soavità.
3° movimento : si tratta di uno scherzo, comprensivo di un trio, che per la prima volta nella storia del genere sinfonico – peraltro fino ad allora piuttosto breve – sostituisce il più tradizionale minuetto.
4° movimento : allegro molto. Senza dubbio la pagina più sorprendente ed elaborata nel suo tenere fede all’originalità balzante del primo tema; certo, simili corse, leggere e crepitanti, erano già state fatte conoscere da Haydn e Mozart; senonché qui si sbrigliano con un gusto per i contrasti di scoperta teatralità; siamo ancora nei limiti del finale giocoso, ma messo a soqquadro da una vena umoristica che dal tema di avvio, portatore di qualcosa che supera la “vivacità” settecentesca, si ripercuote in ogni angolo della composizione.


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