3.Musarò Giuliana
Don Giovanni (titolo
originale: Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, K 527) è un'opera lirica in due atti
di Wolfgang Amadeus Mozart.
È la seconda delle tre opere italiane che il
compositore salisburghese scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte (che era al servizio dell'imperatore d'Austria), il quale attinse a
numerose fonti letterarie dell'epoca. Essa precede Così fan tutte (K 588) e
segue Le nozze di Figaro (K 492), e venne composta tra il marzo e
l'ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni.
Commissionata dall'imperatore Giuseppe II, non andò tuttavia in scena per la prima
volta a Vienna, bensì al Teatro degli Stati di Praga.
Il filosofo danese Søren Kierkegaard scrisse un lungo saggio in cui afferma, citando Charles Gounod, che il Don
Giovanni è «un lavoro senza macchia, di ininterrotta perfezione». Il finale,
in cui Don Giovanni rifiuta di pentirsi, è stato argomento delle dissertazioni
filosofiche e artistiche di molti scrittori, tra cui George Bernard Shaw, che nel Man and Superman parodiò l'opera
con un esplicito riferimento a Mozart nel cliente della scena finale tra il
Commendatore e Don Giovanni.
Il Don Giovanni è considerato uno dei
massimi capolavori di Mozart, della storia della musica e della cultura
occidentale in generale. In esso vi è il riflesso di tutto il genio mozartiano
e di un Settecento musicale giunto ormai all'apice del suo fulgore e alle porte
dell'ormai prossimo Romanticismo.
Don Giovanni Ouverture |
notte e giorno faticar |
Personaggi
I personaggi sono:
·
Don Giovanni: giovane cavaliere
molto licenzioso che passa la vita a sedurre le donne (baritono o basso).
·
Leporello: servitore di Don Giovanni. Trascrive le conquiste amorose del
suo padrone su un catalogo (basso-baritono o basso).
·
Commendatore: il Signore di Siviglia e padre di Donna
Anna; all'inizio dell'opera sarà ucciso da Don Giovanni poi tornerà sotto forma
di statua per punirlo (basso o basso profondo).
·
Donna Anna: figlia del Commendatore e promessa sposa di Don Ottavio
(soprano).
·
Don Ottavio: promesso sposo di Donna Anna (tenore).
·
Donna Elvira: nobile dama di Burgos abbandonata da Don Giovanni. Donna
Elvira lo cerca affinché si penta delle sue malefatte (soprano o mezzosoprano).
·
Zerlina: contadina corteggiata da Don Giovanni (soprano o mezzosoprano).
·
Masetto: promesso sposo, molto geloso, di Zerlina (baritono o basso).
·
Contadini e Contadine: amici di Masetto e Zerlina (coro).
·
Servi: servitori e gendarmi di Donna Anna e Don Ottavio (coro).
·
Suonatori: suonatori di Don Giovanni (coro).
·
Demoni e Diavoli: entità infernali richiamate dalla statua del Commendatore
per trascinare Don Giovanni all'inferno (coro).
Una rilettura del mito di Don Giovanni
Lorenzo
Da Ponte, ritratto.
L'impronta di Lorenzo Da Ponte, futuro poeta di corte
a Vienna, si avverte in maniera
sensibile in tutte e tre le opere italiane scritte per Mozart (cioè, Nozze di Figaro, Don
Giovanni e Così fan tutte). Il librettista veneto lavorò
con molti dei più grandi operisti italiani del tempo, tra cui Antonio Salieri. In particolare, mentre
lavorava alla stesura del Don Giovanni, Da Ponte stava scrivendo
contemporaneamente il libretto di Axur, re d'Ormus per Salieri
(versione italiana del Tarare andato in scena pochi mesi prima
a Parigi) e L'arbore di
Diana per Martìn y Soler.
Giovinette che fate all'amor |
Da Ponte, nella collaborazione con Mozart per la
stesura dell'opera, si appoggiò ad un precedente libretto di Giovanni Bertati intitolato Don
Giovanni, o sia Il convitato di pietra, apportandovi per altro
importanti modifiche. Bertati aveva quasi certamente derivato il suo testo da
un dramma in versi pubblicato nel1630 del grande scrittore spagnolo Tirso de Molina, Il seduttore di
Siviglia e il convitato di pietra (El burlador de Sevilla y Convidado
de piedra).
Il tema di Don Juan Tenorio, ripreso dalla fantasia
popolare, consentì a Tirso de Molina - che articolò il
suo racconto in tre distinte giornate del burlador de Sevilla -
di inaugurare quella che sarebbe stata la fortunata sorte letterario-musicale
del don Giovanni. Un riferimento importante per Da Ponte e Mozart fu
sicuramente anche il Don Giovanni o Il convitato di pietra di Molière.
Ritratto W.A:Mozart ouverture |
In particolare, mentre le atmosfere cupe e intrise di
un religioso senso di colpa sono da riferirsi al modello di Tirso de Molina,
l'immagine del libertino impenitente, ateo e irriverente al punto da scherzare
con le ombre dell'aldilà e sfidare persino il giudizio divino, sono assai
vicine alla commedia di Molière. Tuttavia, il compiacimento un po' crudele con
cui Don Giovanni tratta le sue conquiste, è segno di una certa misoginia che
non compare in Molière, e che invece è da ascrivere interamente a Mozart e Da
Ponte (anche guardando in prospettiva storica la terza opera della
"trilogia", cioè il Così fan tutte).
Sia Mozart che Da Ponte erano infatti uomini di mondo.
Se di Mozart, nel film Amadeus diretto da Milos Forman su una sceneggiatura di Peter Shaffer, ci viene data
l'immagine, in modo piuttosto distorto, di un grande artista che, però, tra una
sonata e l'altra al clavicembalo, durante i banchetti si
nascondeva sotto i tavoli in compagnia di avvenenti fanciulle, Da Ponte non fu
da meno: durante le intere giornate passate davanti ad una scrivania teneva
vicino a sé un campanello per chiamare una servetta sedicenne che gli facesse
compagnia [Autobiografia di Lorenzo da Ponte].
Certo, per parlare del Don Giovanni non
si può far riferimento solo a questi episodi che hanno un po' l'aria di una
caricatura assai troppo marcata, ma la baldanza e l'allegria di Mozart da una
parte, e quanto sappiamo della vita del libertino Da Ponte dall'altra, si
rispecchia pienamente nella figura del celebre gentiluomo spagnolo, il cui
unico obiettivo nella vita era quello di sedurre tutte le donne che gli si
presentavano a tiro.
Il protagonista
Don Giovanni passa la vita a sedurre donne. L'elenco
di quelle da lui conquistate nel girare il mondo è conservato da Leporello sul
suo catalogo: in Italia640, in Alemagna (Germania) 231, in Francia 100, in Turchia 91 e in Spagna 1003. In questo cavaliere, licenzioso quanto coraggioso, si è
talvolta voluto vedere una proiezione di Mozart perché anch'egli era un grande
seduttore di donne per la sua fama, anche se questo non è mai stato sostenuto
da nessun documento storico. La parte del Don Giovanni (la cui estensione va
dal Si bemolle grave al Mi acuto, con una
concentrazione massima di note nell’intervallo da Fa centrale a Re
bemolle acuto) dovrebbe essere generalmente interpretata da un baritono
dalla voce leggera, virtuosa e dotato di agilità, com'erano Luigi Bassi e Francesco Albertarelli, cioè, i primi attori
ricoprenti il ruolo, l'uno a Praga, l'altro a Vienna. Sebbene dotata di
tessitura decisamente baritonale, sono molti i bassi che affrontano la parte
(memorabile l'interpretazione del celebre basso Cesare Siepi sotto la direzione
diWilhelm Furtwängler a Salisburgo). Col passare del tempo, si sono
distinti nel ruolo di Don Giovanni altri grandi bassi e baritoni tra cui
ricordiamo i più famosi: Ezio Pinza, John Brownlee, Dietrich Fischer-Dieskau, Ruggero Raimondi, Eberhard Wächter, il già citato Cesare Siepi, Ferruccio Furlanetto,Samuel Ramey, Nicolaj Ghiaurov, Bryn Terfel, Simon Keenlyside ed negli ulitimi
anni (2000), Ildebrando D'Arcangelo.
Don Giovanni finirà poi vittima del suo errore più
grave, ossia di non pentirsi davanti alla statua del Commendatore, non soltanto
rifiutandosi per ben tre volte di farlo, ma spingendosi a simulare il
pentimento davanti a Donna Elvira solamente per raggiungere i suoi scopi.
Proprio per questi motivi, verso la fine dell'Atto II, scontrandosi con la
statua del Commendatore venuto dall'oltretomba e che, con un amore infinito, lo
esorta a cessare ogni violenza e a pentirsi, il nobile finirà all'inferno. Per
questo motivo Mozart e Da Ponte hanno conferito a Don Giovanni questa fissità
frenetica, brutale, ossessiva e dissennata, così caratteristica della cultura
della nostra epoca, e che ritroviamo nella musica del libertino,
particolarmente nella famosa aria n°11 (Finch'han dal vino), nota anche
col nome di Aria dello champagne. Il Don Giovanni non lascia
indifferenti, poiché provoca e disturba con la sua ironia, ma non tradisce la
sua intenzione ben definita: ci mostra la supremazia delle leggi dell'universo
sull'arbitrarietà della tirannia, lanciandoci una sfida, spiegando perché l'opera
non piacque ai viennesi.
Le due versioni
L' opera andò in scena per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787 dopo diversi rinvii avutisi a
partire dal 14 ottobre; dopo i consensi entusiastici di quella
"prima", il compositore scriveva, con comprensibile entusiasmo:
«L'opera è andata in scena con il successo più clamoroso possibile»; d'altronde
sappiamo che la sera del 3 novembre vi era stata la quarta serata con incasso
«a beneficio del compositore» e vi è pure notizia che molti insistettero per
trattenere Mozart a Praga in vista di una nuova opera; l'impresario Guardasoni,
proprio in quei giorni, si affretta a scrivere a Da Ponte: «Evviva Da Ponte!
Evviva Mozart! Tutti gli impresari, tutti i virtuosi devono benedirli! Finché
essi vivranno, non si saprà mai cosa sia la miseria teatrale». Dopo il grande
successo praghese l'opera venne rappresentata poi, nel mese di maggio dell'anno
successivo, a Vienna. La prima città veniva, per certi versi, vista come un luogo di prova
della versione definitiva che poi si sarebbe eseguita nella seconda cioè a
Vienna nel Burgtheater.
Del resto il pubblico viennese, piuttosto
conservatore, avrebbe probabilmente accettato malvolentieri l'opera nella sua
versione originaria, ragione per la quale l'autore eseguì non pochi tagli e
rilevanti modifiche. Il principale taglio riguardò il finale del secondo atto,
dove venne eliminata la scena 20, in cui si ritrovano tutti i personaggi a
commentare la fine di Don Giovanni, con il concertato finale in re maggioreche contiene la morale conclusiva:
« Questo è il fin
di chi fa mal:
E de' perfidi la morte Alla vita è sempre ugual. » |
In sostanza, nella versione viennese l'opera si
conclude con la scena 19, e cioè la contesa di Don Giovanni col Commendatore e
la sua discesa all'inferno in mezzo al coro (soli bassi) delle anime dannate.
Secondo alcuni, il taglio della "scena ultima" sarebbe avvenuto già a
Praga; secondo altri, non sarebbe avvenuto mai, né a Praga, né a Vienna.
Burgtheater di Vienna.
Questa scelta artistica di Mozart fu probabilmente
dettata dal voler concludere l'opera nella stessa tonalità (re minore) in cui
incomincia l'ouverture, dandole così un aspetto ciclico. La disputa tra i
sostenitori della partitura praghese e quelli della partitura viennese nacque
quasi immediatamente.
Anche in tempi moderni si ritrovano entrambe le scelte
(il maestro Riccardo Muti preferisce quella viennese in re minore). Dal punto di vista
filologico, la disputa è stata però definitivamente risolta dai membri
della Neue Mozart-Ausgabe (un'autorevole
istituzione che lavora dagli anni cinquanta alla revisione
critica dell'opera mozartiana), a favore della versione praghese: dal punto di
vista storico, infatti, nel 1700 una tragicommedia era sempre conclusa da una
scena d'assieme che conteneva la morale della storia.
Nella versione praghese non sono presenti l'aria Dalla
sua pace, il duetto Per queste tue manine, l'aria Mi
tradì quell' alma ingrata e si dice anche l'ultima scena Ah
dove il perfido, mentre nella versione viennese sono presenti. La scelta
più spesso usata dai direttori d'orchestra è quella praghese ma è possibile
anche ascoltare quella viennese (John Eliot Gardiner, Roger Norrington e René Jacobs la preferiscono).
Nonostante ciò il Don Giovanni, per quanto
avesse una bellissima musica e che nella versione di Praga ottenne un
grandissimo successo, nella versione viennese non fu molto apprezzato dal
pubblico, non per la musica, ma per la trama dove un nobile, ossia Don
Giovanni, muore, e in questo modo poteva provocare delle ribellioni del popolo
contro altri nobili, ed in questo caso contro l' imperatore austriaco; quindi
Mozart e Da Ponte non riuscirono ad ottenere un successo della loro opera
paragonabile a quello praghese, infatti, l'imperatore Giuseppe II ebbe a dire che: «Il Don Giovanni
non è pane per i denti dei miei viennesi».
Rappresentazioni a Praga e a Vienna
Katherina Cavalieri (Donna Elvira) è stata la prima
Konstanze in Il ratto dal serraglio, Francesco Benucci
(Leporello) il primo Figaro in Le nozze di Figaro, e Aloysia Weber-Lange, la cognata di Mozart, ha
cantato spesso nelle sue opere liriche.
L'opera
Il Don Giovanni è un dramma giocoso diviso in due
atti. In realtà, questa dicitura che compare nel sottotitolo originale
dell'opera dice abbastanza poco sul carattere di essa: "dramma
giocoso" era infatti anche il nome con cui all'epoca venivano definite
farse del tutto assurde. Dal punto di vista formale essa è un'opera buffa (così come la
chiama Mozart nel suo catalogo), con la presenza di elementi tratti dall'opera seria, come i pezzi scritti
per Donna Anna e Don Ottavio.
L' ouverture è composta da due
parti, una è un Andante con moto, che verrà ripetuto nella penultima scena, nel
momento in cui la statua del Commendatore entrerà nella casa di Don Giovanni.
La seconda parte, invece, è un Allegro di carattere festoso. La prima aria dell'opera
è Notte e giorno faticar, cantata da Leporello, seguita poi
dall'ingresso di Donna Anna e di Don Giovanni, che interpretano insieme al
servo il trio Non sperar se non m'uccidi.
Don Giovanni Ouverture - 1987 Teatro alla Scala Muti -
La caratterizzazione psicologica dei personaggi è il
vero capolavoro di Mozart e Da Ponte: Don Giovanni, pur essendo nobile, veste
quasi il ruolo del tipico basso buffo settecentesco (vocalmente, un baritono o un basso-baritono), quasi a sottolineare
l'immoralità del suo comportamento che, per così dire, lo "abbassa"
di livello. Leporello (anche lui un basso ai limiti del buffo, la cui
estensione va da un "Fa grave" fino al "Mi acuto") è invece
un personaggio frequentemente in bilico tra l'ironia, l'insolenza e la
sottomissione nei confronti del padron Don Giovanni. Sono
presenti figure comiche o dal contorno quasi bucolico (i contadini Masetto e
Zerlina) ma c'è tra queste e le figure drammatiche una forte commistione che fa
prevalere le seconde, portatrici di forti valori morali ed etici da trasmettere
al pubblico. In particolare, in contrasto alle figure semplici ma eticamente
forti, all'ascoltatore moderno non può non risultare ridicola la affettata
serietà di Don Ottavio (tenore), definito da qualche critico il "fidanzato modello": mentre
Masetto per difendere la sua Zerlina è disposto anche a prendersi botte da Don
Giovanni (travestito in quell'occasione da Leporello), Don Ottavio per la sua
Donna Anna non riesce a reagire se non con un timido «un ricorso vo' far a chi
si deve, e in pochi istanti vendicarvi prometto» cosa che in realtà, non farà
mai.
Tuttavia, né Mozart, né Da Ponte sicuramente ebbero
l'intenzione (almeno esplicita) di mettere in ridicolo Don Ottavio, dando
invece al suo ruolo una musica smagliante e un tono magniloquente, da opera
seria (ricordiamo a conferma di ciò che il primo Don Ottavio, Antonio Baglioni, fu anche il primo
interprete di Tito nella Clemenza di Tito). A questo proposito è da segnalare il magnifico duetto del primo atto
(Don Ottavio e Donna Anna), Fuggi, crudele, fuggi, che potrebbe
essere il gioiello di un'opera seria, il duetto fra un Cesare e una Cleopatra,
o fra un Alessandro e una Candace.
Gli altri due personaggi seri, Donna Anna e Donna
Elvira, ricevono pure grande attenzione da Mozart sul piano musicale: Donna Anna
in particolare fu interpretata da cantanti di primo livello (Teresa Saporiti alla prima di
Praga e addirittura Aloysia
Weber Lange, il grande amore giovanile di Mozart, a Vienna). Da
segnalare nel ruolo di Donna Anna il magnifico Rondò che chiude le arie
solistiche del secondo atto, Non mi dir, bell'idol mio, dove Mozart
fa largo uso della coloratura, qui però intesa in senso profondamente drammatico. Se l'immoralità di Don
Giovanni tenderebbe a svilire le figure femminili (e principalmente Donna Anna
e Donna Elvira), Mozart con la sua musica le trasfigura in eroine.
Non mi dir dell'idol mio |
Leopold Mozart, ritratto
Elvira, dal punto di vista musicale, ha una caratura
simile a quella di Donna Anna: l'importanza delle prime interpreti (fra cui la
divaKatherina Cavalieri a Vienna) conferma la sostanziale equivalenza al
ruolo della compagna di Ottavio. Anche dal punto di vista vocale, Donna Elvira
è un soprano come Anna, seppure
dall'ottocento in poi sia invalsa
la tendenza ad attribuire a Donna Elvira la voce delmezzosoprano. Da segnalare
l'aria Ah fuggi il traditor del primo atto, in cui Mozart
addirittura ricorre a delle reminiscenze haendeliane.
Appositamente scritto per la Cavalieri (notissima cantante dell'epoca) è l'aria
solistica del secondo atto, Mi tradì quell'alma ingrata,
caratterizzata anche questa da un largo uso della coloratura.
Ah fuggì il traditor |
Insomma, stilisticamente il Don Giovanni è in bilico
fra opera seria e buffa, e allo stesso modo, il tono generale oscilla fra
tragedia e commedia, ben giustificando quindi il sottotitolo "dramma
giocoso" con cui da Da Ponte sigilla l'intera opera. Non si potrebbe
infatti forse porre il Don Giovanni di Mozart sullo stesso piano delle
grandi tragedie greche, il cui obiettivo catartico è a noi ormai noto
da tempo, e riuscire ad intravedere nella statua del Commendatore quel deus ex machina, dalla natura quasi
divina, trasmettitore di giustizia e moralità? Tutto questo potrebbe
giustificare la continuazione del titolo, ovvero "Il dissoluto
punito".
Infatti, arie e recitativi dei due atti sono preceduti
in apertura da una sinfonia dalla matrice tutt'altro che allegra, che
inizialmente non troverebbe motivo per essere stata scritta con tali toni
drammatici, visto ciò che ci si aspetta da una sorta di "commedia",
ma che trova con pienezza la sua spiegazione alla fine dell'opera, in cui
ricompare e si riesce a cogliere nel susseguirsi dei suoni, l'idea di una sorta
di ring-composition, di una ciclicità quasi epica nella narrazione, che sembra,
coi suoi cerchi concentrici, avvolgere a poco a poco il corpo di Don Giovanni
fino a stringerlo per trascinarlo nell'oltretomba.
È infine utile segnalare che il film di Milos Forman Amadeus (1984) si rifà ad un'interpretazione del Don
Giovanni in chiave psicoanalitica, suggerendo nella
figura del Commendatore che sorge dagli Inferi per chiamare Don Giovanni al
giudizio divino, la figura di Leopold Mozart, il padre di Mozart,
che risorge parimenti dalla tomba a richiamare al dovere il figlio libertino e
scapestrato. Questa interpretazione, pur non essendo sostenuta da nessun
documento storico, è tuttavia suggestiva, in quanto Leopold Mozart morì il 28
maggio 1787, qualche mese prima
della rappresentazione del Don Giovanni a Praga.
TRAMA
Leporello attende il suo padrone Don Giovanni,
introdottosi mascherato in casa di Donna Anna per sedurla e, se del caso,
violentarla, lamentandosi della sua condizione di servitore. Ma la tentata
violenza da parte del nobile non riesce: egli era intento a cercare di
violentare Donna Anna che, anche se all'inizio credeva che fosse il suo
fidanzato Don Ottavio a farle visita, subito dopo si era accorta dell'inganno
ed era riuscita ad allontanare il nobiluomo dalla sua stanza, facendolo
scappare fino in giardino, dove il servo lo attendeva. Sopraggiunge allarmato
il Commendatore, padre di Anna, che dopo aver mandato la figlia a chiamare i
soccorsi, sfida a duello Don Giovanni. Questi, prima riluttante, accetta ed in
pochi istanti uccide il vecchio. Ritrova Leporello che spaventato, si era
nascosto ed ora che il Commendatore è stato ucciso, al nobile ed al suo
complice non resta che fuggire. Donna Anna, quando scopre il cadavere del
padre, sviene per il dolore; Don Ottavio, che l'accompagna, la soccorre e le
promette di vendicare la morte del suocero a qualsiasi costo.
Nel frattempo, Don Giovanni è per strada con Leporello
in cerca di nuove conquiste e, mentre parla con quest'ultimo, scorge da lontano
una fanciulla tutta sola e le si avvicina, ma quando scopre che quella dama è
Donna Elvira, da lui già sedotta ed abbandonata pochi giorni prima e che ora lo
cerca disperata d'amore, si trova in grande imbarazzo. Don Giovanni cerca di
giustificarsi e quando Donna Elvira viene distratta da Leporello, si allontana
in fretta lasciando il povero servo a tentare di placare la furia funesta di
donna Elvira: viste le circostanze, egli non può far altro che rivelarle la
vera natura del carattere di Don Giovanni e l'infinita serie delle sue
conquiste di donne in tutto il mondo: 640 in Italia, 231 in Germania, 100 in
Francia, 91 in Turchia e in Spagna 1003.
Donna Elvira, sebbene sia sconvolta e molto triste,
non vuole arrendersi e ricercherà quel birbone di Don Giovanni affinché si
penta definitivamente delle sue malefatte. Intanto, un gruppo di contadini e
contadine festeggiano le nozze di Zerlina e Masetto. Don Giovanni e Leporello,
fuggiti da Donna Elvira, vanno a vederle. Intenzionato a sedurre la fresca
sposina, Don Giovanni fa allontanare con una scusa il marito in compagnia di
Leporello (che stava corteggiando alcune invitate) con tutti gli altri paesani
suscitando l'ira di Masetto che però riesce a contenersi e, rimasto solo con la
giovane Zerlina, la invita a seguirlo e le promette di sposarla. Proprio quando
Zerlina sta per cedere alle promesse e alle lusinghe di Don Giovanni,
sopraggiunge Donna Elvira arrabbiatissima, che la avvisa delle cattive
intenzioni del malvagio libertino e la porta via con sé mentre arrivano Donna
Anna e Don Ottavio, venuti a chiedere a Don Giovanni aiuto per rintracciare
l'ignoto assassino del Commendatore, senza sapere che sia stato proprio lui.
Donna Elvira arriva di nuovo e dice di non credere a Don Giovanni, ma questi la
accusa di essere pazza. Donna Anna e Don Ottavio, partiti Don Giovanni e Donna
Elvira, rimangono soli: Donna Anna ha riconosciuto dalla voce di Don Giovanni
l'uccisore del padre, ricorda al fidanzato la sua promessa e poi parte. Rimasto
solo, Don Ottavio rimane stupito dalle parole di Donna Anna, ma prima di
arrestare Don Giovanni, decide di andarla a consolare.
spartito |
Don Giovanni, per sedurre Zerlina, ordina a Leporello
di organizzare una grande festa in onore del matrimonio. Partiti, Zerlina cerca
di farsi perdonare da Masetto ma nel frattempo arriva Don Giovanni che li
invita al ballo insieme agli altri paesani. Prima della festa, Donna Anna, Don
Ottavio e Donna Elvira vogliono andare mascherati al matrimonio che Don
Giovanni ha organizzato per arrestarlo. Il donnaiolo ordina a Leporello di
invitarli, senza sapere le loro intenzioni. Arrivano contadini e contadine in
festa che iniziano a scherzare e ballare. Il cavaliere balla con Zerlina e la
conduce in disparte per farla sua, mentre Leporello intrattiene ancora Masetto.
Ma la giovane grida fuori scena e tutti vengono in suo soccorso. Don Giovanni
dapprima cerca di accusare della tentata violenza l'innocente Leporello, ma
Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, gettate le maschere, lo accusano
apertamente e cercano di arrestarlo insieme a Masetto, Zerlina e agli altri
paesani. Don Giovanni e Leporello, però, riescono a fuggire.
Atto II
La Sera, di fronte alla casa di Donna Elvira, Don Giovanni e Leporello discutono animatamente (Eh via, Buffone). Inizialmente quest'ultimo, dopo le accuse rivoltegli ingiustamente, vorrebbe prendere le distanze dal suo padrone, ma questi, offrendogli del denaro, lo convince a tornare al suo servizio attuando una nuova impresa: scambiare con lui gli abiti in modo tale che mentre il servo distrae Elvira, egli possa corteggiare impunemente la sua cameriera. Donna Elvira, affacciatasi alla finestra (Ah, taci ingiusto core), cade nel tranello e si illude che Don Giovanni si sia pentito e ravveduto.
Dopo che Donna Elvira e Leporello travestito si sono
allontanati, Don Giovanni intona una serenata sotto la finestra della cameriera
(Deh vieni alla finestra). Sopraggiunge Masetto in compagnia di
contadini e contadine armati in cerca del nobile per ucciderlo. Protetto dal
suo travestimento, Don Giovanni riesce a far allontanare tutti gli altri tranne
Masetto (Metà di voi qua vadano): rimasto solo con il giovane e con
l'inganno privato delle sue armi, Don Giovanni lo prende a botte e si
allontana. Zerlina, di lì passante, soccorre il marito che quando le rivela
l'accaduto, decide insieme a questi di catturare non solo Don Giovanni ma anche
il suo sfortunato complice dato che Masetto crede di esser stato picchiato da
lui (Vedrai carino).
Nel frattempo, Leporello travestito non sa più come
comportarsi con Donna Elvira che lo incalza e vorrebbe fuggire senza dare
nell'occhio: trovata un'uscita, decide di tagliare la corda, ma è bloccato
dall'arrivo di Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto accompagnati da
servi, contadini e contadine, che credendolo Don Giovanni, si fanno avanti per
catturarlo e ucciderlo, non prima che però il poveretto riveli la sua vera
identità (Sola sola in buio loco). Le cose comunque non cambiano,
Zerlina lo accusa di aver picchiato Masetto, Donna Elvira di averla ingannata e
Don Ottavio e Donna Anna di tradimento, quindi lo vogliono uccidere ugualmente.
Il servo spiega a Masetto e a Zerlina di non sapere nulla, dato che è da un'ora
che gira con Donna Elvira e spiega a Donna Anna e a Don Ottavio che non ha
colpa di tradimento verso di loro, poi fugge (Ah, pietà signori miei).
Don Ottavio è sempre più deciso ad assicurare Don Giovanni alla giustizia e
parte per vendicare gli amici (Il mio tesoro). Mentre Masetto cerca Don
Giovanni, Zerlina raggiunge Leporello e cerca di eliminarlo perché non crede
alle sue parole, ma con l'inganno Leporello riesce a fuggire nuovamente (Per
queste tue manine). Zerlina, insieme a Donna Elvira, cerca di inseguirlo ma
sopraggiunge Masetto che spiega che Leporello è innocente perché ha visto Don
Giovanni con gli abiti del servo, poi partono. Donna Elvira, rimasta da sola,
dà sfogo a tutta la sua amarezza e rabbia ai suoi sentimenti contrastanti,
divisi fra l'amore per Don Giovanni e il desiderio di vendetta nei suoi
confronti (In quali eccessi e Mi tradì quell'alma ingrata).
È notte fonda, verso le due. Don Giovanni si è
rifugiato nel cimitero e attende Leporello. Questi arriva e racconta al padrone
ciò che gli è capitato dicendo che avrebbe fatto meglio ad andarsene invece di
accettare la sua offerta di soldi: Giovanni reagisce ridendo di gusto
all'accaduto del suo servo, ma all'improvviso si ode una voce minacciosa: «Di
rider finirai pria dell'aurora». Stupiti, si guardano intorno per vedere di chi
fosse quella voce tenebrosa, ma la si sente ancora dicendo «Ribaldo, audace,
lascia ai morti la pace». È la statua funebre del Commendatore a parlare.
Leporello è tremante nascosto sotto una panchina, ma Don Giovanni non ne è per
nulla intimorito, anzi, ordina beffardo a Leporello, terrorizzato, di invitarla
a cena (Oh statua gentilissima): la statua accetta rispondendo
terribilmente "Sì".
Palazzo del Commendatore, notte. Don Ottavio chiede a
Donna Anna se si sia decisa a sposarlo. Donna Anna dice che lo ama moltissimo
ma è troppo addolorata per la perdita del padre, quindi dichiara che potrà
sposarlo solo quando il colpevole di questo atroce delitto (Don Giovanni) sarà
arrestato (Non mi dir). Don Ottavio non può fare a meno di darle
ragione: lui e i suoi amici vendicheranno il Commendatore, ma nessuno di loro
sa che Don Giovanni lo ha invitato a cena nel suo palazzo.
Nel palazzo di Don Giovanni, tutto è pronto per la
cena: la tavola è preparata, i musicisti sono al loro posto ecc... Quindi Don
Giovanni si siede a mangiare. Il licenzioso cavaliere si intrattiene ascoltando
brani delle opere: Una cosa rara di Vicente Martín y
Soler, Fra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti e infine in una
spiritosa autocitazione,Le nozze di Figaro, in quel caso, l'aria di Figaro Non piùandrai farfallone amoroso dello stesso Mozart (Già la mensa è
preparata). Giunge all'improvviso Donna Elvira, che implora ancora una
volta a Don Giovanni di pentirsi (Ultima prova dell'amor mio), ma questi
si prende gioco di lei e la caccia via. La donna esce di scena, ma la si sente
gridare terrorizzata. Don Giovanni ordina a Leporello di andare a vedere cosa
stia accadendo là fuori e si sente un altro grido e questa volta è Leporello a
tornare pallidissimo e tremante: alla porta c'è la statua del Commendatore!
Dato che il servo è troppo spaventato, lo stesso Don Giovanni, allora, si reca
ad accoglierla a testa alta mentre il servo si nasconde sotto al tavolo Entra
quindi la statua del Commendatore (Don Giovanni a cenar teco), vedendo
Don Giovanni stupito e Leporello tremante che cerca di convincere il padrone a
scappare, malgrado egli rifiuti.
Il "convitato di pietra" vuole ricambiare
l'invito, e propone a Don Giovanni di recarsi a cena da lui, porgendogli la
mano. Impavido e spericolato, Don Giovanni accetta e stringe la mano della
statua: pur prigioniero di quella morsa letale, rifiuta fino all'ultimo di
pentirsi. Il Commendatore, molto arrabbiato, scompare in mezzo a nubi di
foschia, improvvisamente compare fuoco da diverse parti e si sente un gran
terremoto; sono demoni e diavoli che stanno richiamando il libertino all'inferno. Egli cerca di
sfuggire al suo destino ma il potere dei mostri è troppo forte e Don Giovanni
viene inghiottito dalle fiamme dell'inferno. Giungono gli altri personaggi con
servi, contadini e contadine pronti ad arrestarlo. Leporello riferisce
l'orribile scena appena accaduta. Dato che il Cielo ha punito l'incorreggibile
libertino, Don Ottavio chiede a Donna Anna se questa volta ella sia disposta a
sposarlo ma il suo cuore si deve ancora sfogare, Masetto e Zerlina vanno a cena
insieme ai loro amici, Donna Elvira, poiché l'unico uomo che ha amato, Don
Giovanni, è morto, decide di ritirarsi in convento e Leporello va a cercare un
padrone migliore. Il sipario si chiude infine sui personaggi che dopo aver
cantato il concertato finale (Questo è il fin di chi fa mal) si
allontanano in direzioni diverse.
http://www.youtube.com/watch?v=BcFF1bqTHqo
RispondiEliminaAl seguente link è possibile visualizzare un video di Youtube da cui realizzare i collegamenti per pdf sul blog.
chi di voi avvisa Menke a togliere le impostazioni in cinese del blog?
RispondiEliminaal limite in inglese, ma il cinese proprio no!