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domenica 26 gennaio 2014

3.Musarò Giuliana 

DON GIOVANNI (OPERA)


Don Giovanni (titolo originale: Il dissoluto punito ossia il Don GiovanniK 527) è un'opera lirica in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart.
È la seconda delle tre opere italiane che il compositore salisburghese scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte (che era al servizio dell'imperatore d'Austria), il quale attinse a numerose fonti letterarie dell'epoca. Essa precede Così fan tutte (K 588) e segue Le nozze di Figaro (K 492), e venne composta tra il marzo e l'ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni.
Commissionata dall'imperatore Giuseppe II, non andò tuttavia in scena per la prima volta a Vienna, bensì al Teatro degli Stati di Praga.
Il filosofo danese Søren Kierkegaard scrisse un lungo saggio in cui afferma, citando Charles Gounod, che il Don Giovanni è «un lavoro senza macchia, di ininterrotta perfezione». Il finale, in cui Don Giovanni rifiuta di pentirsi, è stato argomento delle dissertazioni filosofiche e artistiche di molti scrittori, tra cui George Bernard Shaw, che nel Man and Superman parodiò l'opera con un esplicito riferimento a Mozart nel cliente della scena finale tra il Commendatore e Don Giovanni.
Il Don Giovanni è considerato uno dei massimi capolavori di Mozart, della storia della musica e della cultura occidentale in generale. In esso vi è il riflesso di tutto il genio mozartiano e di un Settecento musicale giunto ormai all'apice del suo fulgore e alle porte dell'ormai prossimo Romanticismo.
Don Giovanni Ouverture
notte e giorno faticar
L'organizzazione Opera America l'ha inserita al settimo posto per frequenza di rappresentazione in Nord America.


Personaggi
I personaggi sono:
·         Don Giovanni: giovane cavaliere molto licenzioso che passa la vita a sedurre le donne (baritono o basso).
·         Leporello: servitore di Don Giovanni. Trascrive le conquiste amorose del suo padrone su un catalogo (basso-baritono o basso).
·         Commendatore: il Signore di Siviglia e padre di Donna Anna; all'inizio dell'opera sarà ucciso da Don Giovanni poi tornerà sotto forma di statua per punirlo (basso o basso profondo).
·         Donna Anna: figlia del Commendatore e promessa sposa di Don Ottavio (soprano).
·         Don Ottavio: promesso sposo di Donna Anna (tenore).
·         Donna Elvira: nobile dama di Burgos abbandonata da Don Giovanni. Donna Elvira lo cerca affinché si penta delle sue malefatte (soprano o mezzosoprano).
·         Zerlina: contadina corteggiata da Don Giovanni (soprano o mezzosoprano).
·         Masetto: promesso sposo, molto geloso, di Zerlina (baritono o basso).
·         Contadini e Contadine: amici di Masetto e Zerlina (coro).
·         Servi: servitori e gendarmi di Donna Anna e Don Ottavio (coro).
·         Suonatori: suonatori di Don Giovanni (coro).
·         Demoni e Diavoli: entità infernali richiamate dalla statua del Commendatore per trascinare Don Giovanni all'inferno (coro).

Una rilettura del mito di Don Giovanni
File:Lorenzo da Ponte.jpg
Lorenzo Da Ponte, ritratto.
L'impronta di Lorenzo Da Ponte, futuro poeta di corte a Vienna, si avverte in maniera sensibile in tutte e tre le opere italiane scritte per Mozart (cioè, Nozze di FigaroDon Giovanni e Così fan tutte). Il librettista veneto lavorò con molti dei più grandi operisti italiani del tempo, tra cui Antonio Salieri. In particolare, mentre lavorava alla stesura del Don Giovanni, Da Ponte stava scrivendo contemporaneamente il libretto di Axur, re d'Ormus per Salieri (versione italiana del Tarare andato in scena pochi mesi prima a Parigi) e L'arbore di Diana per Martìn y Soler.
Giovinette che fate all'amor
Da Ponte, nella collaborazione con Mozart per la stesura dell'opera, si appoggiò ad un precedente libretto di Giovanni Bertati intitolato Don Giovanni, o sia Il convitato di pietra, apportandovi per altro importanti modifiche. Bertati aveva quasi certamente derivato il suo testo da un dramma in versi pubblicato nel1630 del grande scrittore spagnolo Tirso de MolinaIl seduttore di Siviglia e il convitato di pietra (El burlador de Sevilla y Convidado de piedra).
Il tema di Don Juan Tenorio, ripreso dalla fantasia popolare, consentì a Tirso de Molina - che articolò il suo racconto in tre distinte giornate del burlador de Sevilla - di inaugurare quella che sarebbe stata la fortunata sorte letterario-musicale del don Giovanni. Un riferimento importante per Da Ponte e Mozart fu sicuramente anche il Don Giovanni o Il convitato di pietra di Molière.
Ritratto W.A:Mozart ouverture
In particolare, mentre le atmosfere cupe e intrise di un religioso senso di colpa sono da riferirsi al modello di Tirso de Molina, l'immagine del libertino impenitente, ateo e irriverente al punto da scherzare con le ombre dell'aldilà e sfidare persino il giudizio divino, sono assai vicine alla commedia di Molière. Tuttavia, il compiacimento un po' crudele con cui Don Giovanni tratta le sue conquiste, è segno di una certa misoginia che non compare in Molière, e che invece è da ascrivere interamente a Mozart e Da Ponte (anche guardando in prospettiva storica la terza opera della "trilogia", cioè il Così fan tutte).
Sia Mozart che Da Ponte erano infatti uomini di mondo. Se di Mozart, nel film Amadeus diretto da Milos Forman su una sceneggiatura di Peter Shaffer, ci viene data l'immagine, in modo piuttosto distorto, di un grande artista che, però, tra una sonata e l'altra al clavicembalo, durante i banchetti si nascondeva sotto i tavoli in compagnia di avvenenti fanciulle, Da Ponte non fu da meno: durante le intere giornate passate davanti ad una scrivania teneva vicino a sé un campanello per chiamare una servetta sedicenne che gli facesse compagnia [Autobiografia di Lorenzo da Ponte].
Certo, per parlare del Don Giovanni non si può far riferimento solo a questi episodi che hanno un po' l'aria di una caricatura assai troppo marcata, ma la baldanza e l'allegria di Mozart da una parte, e quanto sappiamo della vita del libertino Da Ponte dall'altra, si rispecchia pienamente nella figura del celebre gentiluomo spagnolo, il cui unico obiettivo nella vita era quello di sedurre tutte le donne che gli si presentavano a tiro.
Il protagonista
Don Giovanni passa la vita a sedurre donne. L'elenco di quelle da lui conquistate nel girare il mondo è conservato da Leporello sul suo catalogo: in Italia640, in Alemagna (Germania) 231, in Francia 100, in Turchia 91 e in Spagna 1003. In questo cavaliere, licenzioso quanto coraggioso, si è talvolta voluto vedere una proiezione di Mozart perché anch'egli era un grande seduttore di donne per la sua fama, anche se questo non è mai stato sostenuto da nessun documento storico. La parte del Don Giovanni (la cui estensione va dal Si bemolle grave al Mi acuto, con una concentrazione massima di note nell’intervallo da Fa centrale a Re bemolle acuto) dovrebbe essere generalmente interpretata da un baritono dalla voce leggera, virtuosa e dotato di agilità, com'erano Luigi Bassi e Francesco Albertarelli, cioè, i primi attori ricoprenti il ruolo, l'uno a Praga, l'altro a Vienna. Sebbene dotata di tessitura decisamente baritonale, sono molti i bassi che affrontano la parte (memorabile l'interpretazione del celebre basso Cesare Siepi sotto la direzione diWilhelm Furtwängler a Salisburgo). Col passare del tempo, si sono distinti nel ruolo di Don Giovanni altri grandi bassi e baritoni tra cui ricordiamo i più famosi: Ezio PinzaJohn BrownleeDietrich Fischer-DieskauRuggero RaimondiEberhard Wächter, il già citato Cesare SiepiFerruccio Furlanetto,Samuel RameyNicolaj GhiaurovBryn TerfelSimon Keenlyside ed negli ulitimi anni (2000), Ildebrando D'Arcangelo.
Don Giovanni finirà poi vittima del suo errore più grave, ossia di non pentirsi davanti alla statua del Commendatore, non soltanto rifiutandosi per ben tre volte di farlo, ma spingendosi a simulare il pentimento davanti a Donna Elvira solamente per raggiungere i suoi scopi. Proprio per questi motivi, verso la fine dell'Atto II, scontrandosi con la statua del Commendatore venuto dall'oltretomba e che, con un amore infinito, lo esorta a cessare ogni violenza e a pentirsi, il nobile finirà all'inferno. Per questo motivo Mozart e Da Ponte hanno conferito a Don Giovanni questa fissità frenetica, brutale, ossessiva e dissennata, così caratteristica della cultura della nostra epoca, e che ritroviamo nella musica del libertino, particolarmente nella famosa aria n°11 (Finch'han dal vino), nota anche col nome di Aria dello champagne. Il Don Giovanni non lascia indifferenti, poiché provoca e disturba con la sua ironia, ma non tradisce la sua intenzione ben definita: ci mostra la supremazia delle leggi dell'universo sull'arbitrarietà della tirannia, lanciandoci una sfida, spiegando perché l'opera non piacque ai viennesi.
Le due versioni

File:Estates Theatre, Prague cropped.jpg
L' opera andò in scena per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787 dopo diversi rinvii avutisi a partire dal 14 ottobre; dopo i consensi entusiastici di quella "prima", il compositore scriveva, con comprensibile entusiasmo: «L'opera è andata in scena con il successo più clamoroso possibile»; d'altronde sappiamo che la sera del 3 novembre vi era stata la quarta serata con incasso «a beneficio del compositore» e vi è pure notizia che molti insistettero per trattenere Mozart a Praga in vista di una nuova opera; l'impresario Guardasoni, proprio in quei giorni, si affretta a scrivere a Da Ponte: «Evviva Da Ponte! Evviva Mozart! Tutti gli impresari, tutti i virtuosi devono benedirli! Finché essi vivranno, non si saprà mai cosa sia la miseria teatrale». Dopo il grande successo praghese l'opera venne rappresentata poi, nel mese di maggio dell'anno successivo, a Vienna. La prima città veniva, per certi versi, vista come un luogo di prova della versione definitiva che poi si sarebbe eseguita nella seconda cioè a Vienna nel Burgtheater.
Del resto il pubblico viennese, piuttosto conservatore, avrebbe probabilmente accettato malvolentieri l'opera nella sua versione originaria, ragione per la quale l'autore eseguì non pochi tagli e rilevanti modifiche. Il principale taglio riguardò il finale del secondo atto, dove venne eliminata la scena 20, in cui si ritrovano tutti i personaggi a commentare la fine di Don Giovanni, con il concertato finale in re maggioreche contiene la morale conclusiva:
« Questo è il fin di chi fa mal:
E de' perfidi la morte
Alla vita è sempre ugual. »
In sostanza, nella versione viennese l'opera si conclude con la scena 19, e cioè la contesa di Don Giovanni col Commendatore e la sua discesa all'inferno in mezzo al coro (soli bassi) delle anime dannate. Secondo alcuni, il taglio della "scena ultima" sarebbe avvenuto già a Praga; secondo altri, non sarebbe avvenuto mai, né a Praga, né a Vienna.
File:2006-03-03 Burgtheater.JPG
Burgtheater di Vienna.
Questa scelta artistica di Mozart fu probabilmente dettata dal voler concludere l'opera nella stessa tonalità (re minore) in cui incomincia l'ouverture, dandole così un aspetto ciclico. La disputa tra i sostenitori della partitura praghese e quelli della partitura viennese nacque quasi immediatamente.
Anche in tempi moderni si ritrovano entrambe le scelte (il maestro Riccardo Muti preferisce quella viennese in re minore). Dal punto di vista filologico, la disputa è stata però definitivamente risolta dai membri della Neue Mozart-Ausgabe (un'autorevole istituzione che lavora dagli anni cinquanta alla revisione critica dell'opera mozartiana), a favore della versione praghese: dal punto di vista storico, infatti, nel 1700 una tragicommedia era sempre conclusa da una scena d'assieme che conteneva la morale della storia.
Nella versione praghese non sono presenti l'aria Dalla sua pace, il duetto Per queste tue manine, l'aria Mi tradì quell' alma ingrata e si dice anche l'ultima scena Ah dove il perfido, mentre nella versione viennese sono presenti. La scelta più spesso usata dai direttori d'orchestra è quella praghese ma è possibile anche ascoltare quella viennese (John Eliot Gardiner, Roger Norrington e René Jacobs la preferiscono).
Nonostante ciò il Don Giovanni, per quanto avesse una bellissima musica e che nella versione di Praga ottenne un grandissimo successo, nella versione viennese non fu molto apprezzato dal pubblico, non per la musica, ma per la trama dove un nobile, ossia Don Giovanni, muore, e in questo modo poteva provocare delle ribellioni del popolo contro altri nobili, ed in questo caso contro l' imperatore austriaco; quindi Mozart e Da Ponte non riuscirono ad ottenere un successo della loro opera paragonabile a quello praghese, infatti, l'imperatore Giuseppe II ebbe a dire che: «Il Don Giovanni non è pane per i denti dei miei viennesi».
Rappresentazioni a Praga e a Vienna
Katherina Cavalieri (Donna Elvira) è stata la prima Konstanze in Il ratto dal serraglio, Francesco Benucci (Leporello) il primo Figaro in Le nozze di Figaro, e Aloysia Weber-Lange, la cognata di Mozart, ha cantato spesso nelle sue opere liriche.
L'opera

Mozart anticipa il Don Giovanni ai viennesi.
Il Don Giovanni è un dramma giocoso diviso in due atti. In realtà, questa dicitura che compare nel sottotitolo originale dell'opera dice abbastanza poco sul carattere di essa: "dramma giocoso" era infatti anche il nome con cui all'epoca venivano definite farse del tutto assurde. Dal punto di vista formale essa è un'opera buffa (così come la chiama Mozart nel suo catalogo), con la presenza di elementi tratti dall'opera seria, come i pezzi scritti per Donna Anna e Don Ottavio.
L' ouverture è composta da due parti, una è un Andante con moto, che verrà ripetuto nella penultima scena, nel momento in cui la statua del Commendatore entrerà nella casa di Don Giovanni. La seconda parte, invece, è un Allegro di carattere festoso. La prima aria dell'opera è Notte e giorno faticar, cantata da Leporello, seguita poi dall'ingresso di Donna Anna e di Don Giovanni, che interpretano insieme al servo il trio Non sperar se non m'uccidi.

Don Giovanni Ouverture - 1987 Teatro alla Scala Muti -

La caratterizzazione psicologica dei personaggi è il vero capolavoro di Mozart e Da Ponte: Don Giovanni, pur essendo nobile, veste quasi il ruolo del tipico basso buffo settecentesco (vocalmente, un baritono o un basso-baritono), quasi a sottolineare l'immoralità del suo comportamento che, per così dire, lo "abbassa" di livello. Leporello (anche lui un basso ai limiti del buffo, la cui estensione va da un "Fa grave" fino al "Mi acuto") è invece un personaggio frequentemente in bilico tra l'ironia, l'insolenza e la sottomissione nei confronti del padron Don Giovanni. Sono presenti figure comiche o dal contorno quasi bucolico (i contadini Masetto e Zerlina) ma c'è tra queste e le figure drammatiche una forte commistione che fa prevalere le seconde, portatrici di forti valori morali ed etici da trasmettere al pubblico. In particolare, in contrasto alle figure semplici ma eticamente forti, all'ascoltatore moderno non può non risultare ridicola la affettata serietà di Don Ottavio (tenore), definito da qualche critico il "fidanzato modello": mentre Masetto per difendere la sua Zerlina è disposto anche a prendersi botte da Don Giovanni (travestito in quell'occasione da Leporello), Don Ottavio per la sua Donna Anna non riesce a reagire se non con un timido «un ricorso vo' far a chi si deve, e in pochi istanti vendicarvi prometto» cosa che in realtà, non farà mai.
Tuttavia, né Mozart, né Da Ponte sicuramente ebbero l'intenzione (almeno esplicita) di mettere in ridicolo Don Ottavio, dando invece al suo ruolo una musica smagliante e un tono magniloquente, da opera seria (ricordiamo a conferma di ciò che il primo Don Ottavio, Antonio Baglioni, fu anche il primo interprete di Tito nella Clemenza di Tito). A questo proposito è da segnalare il magnifico duetto del primo atto (Don Ottavio e Donna Anna), Fuggi, crudele, fuggi, che potrebbe essere il gioiello di un'opera seria, il duetto fra un Cesare e una Cleopatra, o fra un Alessandro e una Candace.
Gli altri due personaggi seri, Donna Anna e Donna Elvira, ricevono pure grande attenzione da Mozart sul piano musicale: Donna Anna in particolare fu interpretata da cantanti di primo livello (Teresa Saporiti alla prima di Praga e addirittura Aloysia Weber Lange, il grande amore giovanile di Mozart, a Vienna). Da segnalare nel ruolo di Donna Anna il magnifico Rondò che chiude le arie solistiche del secondo atto, Non mi dir, bell'idol mio, dove Mozart fa largo uso della coloratura, qui però intesa in senso profondamente drammatico. Se l'immoralità di Don Giovanni tenderebbe a svilire le figure femminili (e principalmente Donna Anna e Donna Elvira), Mozart con la sua musica le trasfigura in eroine.
Non mi dir dell'idol mio
File:Leopold Mozart.jpeg
Leopold Mozart, ritratto
Elvira, dal punto di vista musicale, ha una caratura simile a quella di Donna Anna: l'importanza delle prime interpreti (fra cui la divaKatherina Cavalieri a Vienna) conferma la sostanziale equivalenza al ruolo della compagna di Ottavio. Anche dal punto di vista vocale, Donna Elvira è un soprano come Anna, seppure dall'ottocento in poi sia invalsa la tendenza ad attribuire a Donna Elvira la voce delmezzosoprano. Da segnalare l'aria Ah fuggi il traditor del primo atto, in cui Mozart addirittura ricorre a delle reminiscenze haendeliane. Appositamente scritto per la Cavalieri (notissima cantante dell'epoca) è l'aria solistica del secondo atto, Mi tradì quell'alma ingrata, caratterizzata anche questa da un largo uso della coloratura.
Ah fuggì il traditor
Insomma, stilisticamente il Don Giovanni è in bilico fra opera seria e buffa, e allo stesso modo, il tono generale oscilla fra tragedia e commedia, ben giustificando quindi il sottotitolo "dramma giocoso" con cui da Da Ponte sigilla l'intera opera. Non si potrebbe infatti forse porre il Don Giovanni di Mozart sullo stesso piano delle grandi tragedie greche, il cui obiettivo catartico è a noi ormai noto da tempo, e riuscire ad intravedere nella statua del Commendatore quel deus ex machina, dalla natura quasi divina, trasmettitore di giustizia e moralità? Tutto questo potrebbe giustificare la continuazione del titolo, ovvero "Il dissoluto punito".
Infatti, arie e recitativi dei due atti sono preceduti in apertura da una sinfonia dalla matrice tutt'altro che allegra, che inizialmente non troverebbe motivo per essere stata scritta con tali toni drammatici, visto ciò che ci si aspetta da una sorta di "commedia", ma che trova con pienezza la sua spiegazione alla fine dell'opera, in cui ricompare e si riesce a cogliere nel susseguirsi dei suoni, l'idea di una sorta di ring-composition, di una ciclicità quasi epica nella narrazione, che sembra, coi suoi cerchi concentrici, avvolgere a poco a poco il corpo di Don Giovanni fino a stringerlo per trascinarlo nell'oltretomba.
È infine utile segnalare che il film di Milos Forman Amadeus (1984) si rifà ad un'interpretazione del Don Giovanni in chiave psicoanalitica, suggerendo nella figura del Commendatore che sorge dagli Inferi per chiamare Don Giovanni al giudizio divino, la figura di Leopold Mozart, il padre di Mozart, che risorge parimenti dalla tomba a richiamare al dovere il figlio libertino e scapestrato. Questa interpretazione, pur non essendo sostenuta da nessun documento storico, è tuttavia suggestiva, in quanto Leopold Mozart morì il 28 maggio 1787, qualche mese prima della rappresentazione del Don Giovanni a Praga.

 TRAMA

Leporello attende il suo padrone Don Giovanni, introdottosi mascherato in casa di Donna Anna per sedurla e, se del caso, violentarla, lamentandosi della sua condizione di servitore. Ma la tentata violenza da parte del nobile non riesce: egli era intento a cercare di violentare Donna Anna che, anche se all'inizio credeva che fosse il suo fidanzato Don Ottavio a farle visita, subito dopo si era accorta dell'inganno ed era riuscita ad allontanare il nobiluomo dalla sua stanza, facendolo scappare fino in giardino, dove il servo lo attendeva. Sopraggiunge allarmato il Commendatore, padre di Anna, che dopo aver mandato la figlia a chiamare i soccorsi, sfida a duello Don Giovanni. Questi, prima riluttante, accetta ed in pochi istanti uccide il vecchio. Ritrova Leporello che spaventato, si era nascosto ed ora che il Commendatore è stato ucciso, al nobile ed al suo complice non resta che fuggire. Donna Anna, quando scopre il cadavere del padre, sviene per il dolore; Don Ottavio, che l'accompagna, la soccorre e le promette di vendicare la morte del suocero a qualsiasi costo.
Nel frattempo, Don Giovanni è per strada con Leporello in cerca di nuove conquiste e, mentre parla con quest'ultimo, scorge da lontano una fanciulla tutta sola e le si avvicina, ma quando scopre che quella dama è Donna Elvira, da lui già sedotta ed abbandonata pochi giorni prima e che ora lo cerca disperata d'amore, si trova in grande imbarazzo. Don Giovanni cerca di giustificarsi e quando Donna Elvira viene distratta da Leporello, si allontana in fretta lasciando il povero servo a tentare di placare la furia funesta di donna Elvira: viste le circostanze, egli non può far altro che rivelarle la vera natura del carattere di Don Giovanni e l'infinita serie delle sue conquiste di donne in tutto il mondo: 640 in Italia, 231 in Germania, 100 in Francia, 91 in Turchia e in Spagna 1003.
Donna Elvira, sebbene sia sconvolta e molto triste, non vuole arrendersi e ricercherà quel birbone di Don Giovanni affinché si penta definitivamente delle sue malefatte. Intanto, un gruppo di contadini e contadine festeggiano le nozze di Zerlina e Masetto. Don Giovanni e Leporello, fuggiti da Donna Elvira, vanno a vederle. Intenzionato a sedurre la fresca sposina, Don Giovanni fa allontanare con una scusa il marito in compagnia di Leporello (che stava corteggiando alcune invitate) con tutti gli altri paesani suscitando l'ira di Masetto che però riesce a contenersi e, rimasto solo con la giovane Zerlina, la invita a seguirlo e le promette di sposarla. Proprio quando Zerlina sta per cedere alle promesse e alle lusinghe di Don Giovanni, sopraggiunge Donna Elvira arrabbiatissima, che la avvisa delle cattive intenzioni del malvagio libertino e la porta via con sé mentre arrivano Donna Anna e Don Ottavio, venuti a chiedere a Don Giovanni aiuto per rintracciare l'ignoto assassino del Commendatore, senza sapere che sia stato proprio lui. Donna Elvira arriva di nuovo e dice di non credere a Don Giovanni, ma questi la accusa di essere pazza. Donna Anna e Don Ottavio, partiti Don Giovanni e Donna Elvira, rimangono soli: Donna Anna ha riconosciuto dalla voce di Don Giovanni l'uccisore del padre, ricorda al fidanzato la sua promessa e poi parte. Rimasto solo, Don Ottavio rimane stupito dalle parole di Donna Anna, ma prima di arrestare Don Giovanni, decide di andarla a consolare.
spartito
Don Giovanni, per sedurre Zerlina, ordina a Leporello di organizzare una grande festa in onore del matrimonio. Partiti, Zerlina cerca di farsi perdonare da Masetto ma nel frattempo arriva Don Giovanni che li invita al ballo insieme agli altri paesani. Prima della festa, Donna Anna, Don Ottavio e Donna Elvira vogliono andare mascherati al matrimonio che Don Giovanni ha organizzato per arrestarlo. Il donnaiolo ordina a Leporello di invitarli, senza sapere le loro intenzioni. Arrivano contadini e contadine in festa che iniziano a scherzare e ballare. Il cavaliere balla con Zerlina e la conduce in disparte per farla sua, mentre Leporello intrattiene ancora Masetto. Ma la giovane grida fuori scena e tutti vengono in suo soccorso. Don Giovanni dapprima cerca di accusare della tentata violenza l'innocente Leporello, ma Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, gettate le maschere, lo accusano apertamente e cercano di arrestarlo insieme a Masetto, Zerlina e agli altri paesani. Don Giovanni e Leporello, però, riescono a fuggire.

Atto II

La Sera, di fronte alla casa di Donna Elvira, Don Giovanni e Leporello discutono animatamente (Eh via, Buffone). Inizialmente quest'ultimo, dopo le accuse rivoltegli ingiustamente, vorrebbe prendere le distanze dal suo padrone, ma questi, offrendogli del denaro, lo convince a tornare al suo servizio attuando una nuova impresa: scambiare con lui gli abiti in modo tale che mentre il servo distrae Elvira, egli possa corteggiare impunemente la sua cameriera. Donna Elvira, affacciatasi alla finestra (Ah, taci ingiusto core), cade nel tranello e si illude che Don Giovanni si sia pentito e ravveduto.
Dopo che Donna Elvira e Leporello travestito si sono allontanati, Don Giovanni intona una serenata sotto la finestra della cameriera (Deh vieni alla finestra). Sopraggiunge Masetto in compagnia di contadini e contadine armati in cerca del nobile per ucciderlo. Protetto dal suo travestimento, Don Giovanni riesce a far allontanare tutti gli altri tranne Masetto (Metà di voi qua vadano): rimasto solo con il giovane e con l'inganno privato delle sue armi, Don Giovanni lo prende a botte e si allontana. Zerlina, di lì passante, soccorre il marito che quando le rivela l'accaduto, decide insieme a questi di catturare non solo Don Giovanni ma anche il suo sfortunato complice dato che Masetto crede di esser stato picchiato da lui (Vedrai carino).
Nel frattempo, Leporello travestito non sa più come comportarsi con Donna Elvira che lo incalza e vorrebbe fuggire senza dare nell'occhio: trovata un'uscita, decide di tagliare la corda, ma è bloccato dall'arrivo di Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto accompagnati da servi, contadini e contadine, che credendolo Don Giovanni, si fanno avanti per catturarlo e ucciderlo, non prima che però il poveretto riveli la sua vera identità (Sola sola in buio loco). Le cose comunque non cambiano, Zerlina lo accusa di aver picchiato Masetto, Donna Elvira di averla ingannata e Don Ottavio e Donna Anna di tradimento, quindi lo vogliono uccidere ugualmente. Il servo spiega a Masetto e a Zerlina di non sapere nulla, dato che è da un'ora che gira con Donna Elvira e spiega a Donna Anna e a Don Ottavio che non ha colpa di tradimento verso di loro, poi fugge (Ah, pietà signori miei). Don Ottavio è sempre più deciso ad assicurare Don Giovanni alla giustizia e parte per vendicare gli amici (Il mio tesoro). Mentre Masetto cerca Don Giovanni, Zerlina raggiunge Leporello e cerca di eliminarlo perché non crede alle sue parole, ma con l'inganno Leporello riesce a fuggire nuovamente (Per queste tue manine). Zerlina, insieme a Donna Elvira, cerca di inseguirlo ma sopraggiunge Masetto che spiega che Leporello è innocente perché ha visto Don Giovanni con gli abiti del servo, poi partono. Donna Elvira, rimasta da sola, dà sfogo a tutta la sua amarezza e rabbia ai suoi sentimenti contrastanti, divisi fra l'amore per Don Giovanni e il desiderio di vendetta nei suoi confronti (In quali eccessi e Mi tradì quell'alma ingrata).
È notte fonda, verso le due. Don Giovanni si è rifugiato nel cimitero e attende Leporello. Questi arriva e racconta al padrone ciò che gli è capitato dicendo che avrebbe fatto meglio ad andarsene invece di accettare la sua offerta di soldi: Giovanni reagisce ridendo di gusto all'accaduto del suo servo, ma all'improvviso si ode una voce minacciosa: «Di rider finirai pria dell'aurora». Stupiti, si guardano intorno per vedere di chi fosse quella voce tenebrosa, ma la si sente ancora dicendo «Ribaldo, audace, lascia ai morti la pace». È la statua funebre del Commendatore a parlare. Leporello è tremante nascosto sotto una panchina, ma Don Giovanni non ne è per nulla intimorito, anzi, ordina beffardo a Leporello, terrorizzato, di invitarla a cena (Oh statua gentilissima): la statua accetta rispondendo terribilmente "Sì".
Palazzo del Commendatore, notte. Don Ottavio chiede a Donna Anna se si sia decisa a sposarlo. Donna Anna dice che lo ama moltissimo ma è troppo addolorata per la perdita del padre, quindi dichiara che potrà sposarlo solo quando il colpevole di questo atroce delitto (Don Giovanni) sarà arrestato (Non mi dir). Don Ottavio non può fare a meno di darle ragione: lui e i suoi amici vendicheranno il Commendatore, ma nessuno di loro sa che Don Giovanni lo ha invitato a cena nel suo palazzo.
File:Max Slevogt Don Giovannis Begegnung mit dem steinernen Gast.jpg
Max SlevogtDon Giovanni l'incontro con la statua del Commendatore1906
Nel palazzo di Don Giovanni, tutto è pronto per la cena: la tavola è preparata, i musicisti sono al loro posto ecc... Quindi Don Giovanni si siede a mangiare. Il licenzioso cavaliere si intrattiene ascoltando brani delle opere: Una cosa rara di Vicente Martín y SolerFra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti e infine in una spiritosa autocitazione,Le nozze di Figaro, in quel caso, l'aria di Figaro Non piùandrai farfallone amoroso dello stesso Mozart (Già la mensa è preparata). Giunge all'improvviso Donna Elvira, che implora ancora una volta a Don Giovanni di pentirsi (Ultima prova dell'amor mio), ma questi si prende gioco di lei e la caccia via. La donna esce di scena, ma la si sente gridare terrorizzata. Don Giovanni ordina a Leporello di andare a vedere cosa stia accadendo là fuori e si sente un altro grido e questa volta è Leporello a tornare pallidissimo e tremante: alla porta c'è la statua del Commendatore! Dato che il servo è troppo spaventato, lo stesso Don Giovanni, allora, si reca ad accoglierla a testa alta mentre il servo si nasconde sotto al tavolo Entra quindi la statua del Commendatore (Don Giovanni a cenar teco), vedendo Don Giovanni stupito e Leporello tremante che cerca di convincere il padrone a scappare, malgrado egli rifiuti.
Il "convitato di pietra" vuole ricambiare l'invito, e propone a Don Giovanni di recarsi a cena da lui, porgendogli la mano. Impavido e spericolato, Don Giovanni accetta e stringe la mano della statua: pur prigioniero di quella morsa letale, rifiuta fino all'ultimo di pentirsi. Il Commendatore, molto arrabbiato, scompare in mezzo a nubi di foschia, improvvisamente compare fuoco da diverse parti e si sente un gran terremoto; sono demoni e diavoli che stanno richiamando il libertino all'inferno. Egli cerca di sfuggire al suo destino ma il potere dei mostri è troppo forte e Don Giovanni viene inghiottito dalle fiamme dell'inferno. Giungono gli altri personaggi con servi, contadini e contadine pronti ad arrestarlo. Leporello riferisce l'orribile scena appena accaduta. Dato che il Cielo ha punito l'incorreggibile libertino, Don Ottavio chiede a Donna Anna se questa volta ella sia disposta a sposarlo ma il suo cuore si deve ancora sfogare, Masetto e Zerlina vanno a cena insieme ai loro amici, Donna Elvira, poiché l'unico uomo che ha amato, Don Giovanni, è morto, decide di ritirarsi in convento e Leporello va a cercare un padrone migliore. Il sipario si chiude infine sui personaggi che dopo aver cantato il concertato finale (Questo è il fin di chi fa mal) si allontanano in direzioni diverse.

2 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=BcFF1bqTHqo
    Al seguente link è possibile visualizzare un video di Youtube da cui realizzare i collegamenti per pdf sul blog.

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  2. chi di voi avvisa Menke a togliere le impostazioni in cinese del blog?
    al limite in inglese, ma il cinese proprio no!

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